- intervista a laurell.

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Anita Blake;
view post Posted on 22/3/2009, 16:22




Un pò vecchiotta anche questa, ma pazienza xD


Vampiri, licantropi, bounty-killers: sono i personaggi che popolano il mondo del detective Anita Blake, la potente Sterminatrice di St Louis. Ho intervistato Laurell K. Hamilton, autrice di culto per gli amanti del genere, durante il suo primo tour fuori dagli Usa. L’accoglienza dei fan italiani è stata calorosissima, come dimostrano le foto della presentazione alle Messaggerie Musicali di Milano (si ringrazia l’ufficio stampa dell’editore Nord per l’uso delle foto).

Laurell K. Hamilton è nata nel 1963 a Heber Springs, Arkansas, ma dopo la morte della madre per un incidente d’auto è cresciuta con la nonna a Sims, un villaggio di un centinaio di abitanti nell’Indiana. Dalla sua fantasia è nata Anita Blake, la Sterminatrice, una detective con poteri soprannaturali che le permettono di combattere vampiri, licantropi e altre creature della notte. Laurell è accompagnata nel suo primo tour italiano dal marito Jonathon.

AB - Laurell, che studi hai fatto?
LKH - Sono laureata in biologia e letteratura inglese. Mi ero iscritta al college per studiare scrittura creativa, ma sono stata mandata via dal titolare del corso perché avevo un’influenza negativa sugli altri studenti.

AB - In che senso?
LKH - Vedi, quando ho fatto domanda per entrare in quel corso ho dovuto produrre due saggi di scrittura. Io avevo portato due racconti brevi, uno sui vampiri e uno scary, “di paura”. Quindi io ero stata onesta con loro: quello era il mio genere, era ciò che mi interessava scrivere.
Ciò che non sapevo era che la professoressa voleva “curarmi” da quella che lei riteneva essere una deviazione, cioè la passione per la letteratura di genere. Mi aveva accettata nel programma solo perché voleva insegnarmi il “vero” modo di scrivere, quello della letteratura mainstream.
Al secondo anno del corso la professoressa comunicò alla classe che non avrebbe più accettato saggi di letteratura di genere, perché la letteratura di genere è spazzatura. Io provai a farle qualche esempio: C.S. Lewis? Lei ammise che non è spazzatura. E Tolkien? “Tolkien è letteratura, ovviamente”, affermò lei. E Shakespeare? Shakespeare ha scritto molto sul soprannaturale: La tempesta è magica, Sogno di una notte di mezza estate ha come protagonisti fate e folletti, Amleto parla con un fantasma, in Macbeth ci sono le streghe... Lei disse che anche quella era letteratura. E Charles Dickens? In Racconto di Natale ci sono gli spiriti. E Moby Dick è un mostro. A quel punto lei mi disse di stare zitta.
Ma l’influenza negativa sui miei compagni fu dovuta soprattutto al fatto che metà classe scriveva gialli, storie d’amore, horror... letteratura di genere, perché io non mi ero arresa e anche loro scrivevano ciò che volevano.
Così la professoressa mi prese da parte e mi disse che non sarei mai stata una scrittrice. Cercò di demolirmi: non potendo curarmi, voleva distruggermi. Quindi mi disse che siccome avevo una cattiva influenza sugli altri studenti era costretta ad allontanarmi dal corso. Ecco perché ho una laurea in biologia!
In generale, devo dire che non ho trovato i corsi accademici particolarmente utili. Il mio obiettivo era quello di pubblicare ciò che scrivevo. Quella professoressa era interessata agli aspetti teorici della scrittura, io invece volevo che la scrittura fosse un mestiere. Per qualche motivo, lei cercava di farmi credere che ci fosse qualcosa di sbagliato nello scrivere al fine di essere pubblicata, come se vendere la propria scrittura fosse una sorta di prostituzione.

AB - Hai fatto altri lavori prima di scrivere?
LKH - Sì, ma niente di particolarmente strano. Ho lavorato in una serra, curavo le piante. Ho fatto l’assistente di laboratorio durante l’università. Per un periodo ho lavorato in una libreria, mi occupavo degli ordini: quello era un lavoro interessante, ma io pensavo che se dovevo ordinare dei libri dovevo prima leggerli tutti, ed era un lavoro enorme...
Dopo l’università lavorato per una grossa azienda (della quale preferisco non fare il nome, visto che ne parlerò male) come art editor. Io avevo fatto domanda per un posto da text editor, ma il primo giorno mi hanno spiegato che avrei lavorato nel settore degli art editor, dove mi avrebbero insegnato a disegnare, così nel giro di qualche mese avrei potuto occuparmi sia della parte grafica che di quella testuale. Io provai a spiegare che ero assolutamente incapace di disegnare, ma non mi credettero. Qualche mese più tardi, durante una riunione, un cliente mi chiese di disegnare qualcosa per un lavoro che ci avevano commissionato e io risposi “Non so disegnare”. E lui mi chiese: “Ma allora come mai sei un art editor?” E io risposi: “Non lo so!”. La risposta non piacque al mio capo, così fui sostituita da una donna che aveva bisogno del mio posto per terminare gli anni necessari per arrivare alla pensione. Fui contenta, non mi piaceva quel lavoro.
Dopo tutto questo, ho fatto la scrittrice a tempo pieno.



(Laurell K. Hamilton, copyright di Suzy Gorman)

AB - Da dove viene l’idea di Anita Blake?
LKH - Fino al college, le mie letture erano di genere: horror, fantasy e fantascienza. Dopo il college ho iniziato a leggere i classici hard boiled: Robert B. Parker, Raymond Chandler, Dashiel Hammett. Ho scoperto così che nei libri i personaggi maschili potevano uccidere senza rimorso e fare sesso occasionale, mentre le donne, anche le detective, se uccidevano qualcuno si sentivano sempre molto in colpa; se facevano sesso, sempre ammesso che se ne parlasse, era sesso molto “igienico” e senza nessun tipo di descrizione. Ho pensato che fosse profondamente ingiusto! Volevo rimediare a questa disparità, così ho iniziato a pensare a un personaggio femminile che fosse duro e che potesse durare nel tempo. Intorno a lei ho creato un mondo nel quale i mostri sono reali. Mi piaceva l’idea di mischiare i due generi, l’horror e il mystery. A dire il vero, non volevo che ci fossero storie d’amore, ma sono capitate anche quelle. Quando Jean-Claude ha incrociato la strada di Anita, beh...

AB - A dire il vero, io tifo per Richard.
LKH - Anch’io. Mentre scrivevo The circus of the damned, ho capito che Jean-Claude stava diventando un problema. Quando ho iniziato a scrivere Il ballo della morte, Richard doveva essere la soluzione. Avevo programmato che Anita si innamorasse di Richard e che lo sposasse, e più lavoravo in questa direzione, meno funzionava. Anita semplicemente si rifiutava. È come quando tua madre sceglie il tuo fidanzato o le tue amiche organizzano un appuntamento al buio con qualcuno che secondo loro è ideale per te: Anita non era interessata a Richard. In questo libro Richard sceglie di mostrare ad Anita il suo lato peggiore. Richard non ama il mostro dentro di sé, e si chiede come possa amarlo Anita, quindi fa di tutto per farla disamorare. E tu capisci che è un problema, quando il posto più sicuro in cui puoi rifugiarti è la casa di Jean-Claude il vampiro...



AB - Vedremo Anita Blake in un film?
LKH - Sì. Poco prima di venire in Italia, abbiamo concluso due contratti: uno con Digital Domain, di Scott Ross, e uno con Jason Alexander di Angel Ark Production. Io e mio marito Jonathan scriveremo la sceneggiatura di un TV movie tratto dal primo libro, Guilty Pleasures. Abbiamo appena iniziato le riunioni preliminari.
(n.b.: questo articolo risale al 2005, ora i programmi sono cambiati. Per saperne di più visitate la sezione the Movie.)

AB - Come ti documenti sulle armi, che Anita usa in quantità industriale?
LKH - Quando ho iniziato la serie di Anita non avevo mai preso un’arma in mano. Ho iniziato a leggere riviste e libri. Penso che devi essere ferrato sulla teoria, prima di parlare con gli esperti, perché anche il loro tempo è prezioso ed è giusto che non vengano infastiditi con sciocche domande da principiante. Quando ho pensato di saperne abbastanza, ho cercato un esperto di armi con cui parlare e un poligono di tiro dove esercitarmi a sparare. Da allora ho cercato di usare, almeno una volta, le armi che ho descritto nei libri. Credo che sia molto importante tenere le armi in mano, e sparare, perché ognuna dà una sensazione diversa, sensazioni che non puoi imparare dai libri. L’unica cosa che davvero non ho intenzione di usare è il lanciafiamme. Non voglio mettermi del liquido infiammabile sulle spalle e sparare, mi fa troppa paura.

AB - Quanto è importante il tema del “diverso” nei tuoi libri?
LKH - Molto. Il mondo di Anita è popolato da creature mostruose: vampiri, licantropi, streghe, negromanti, bounty-killers... creature che, emarginate dai “normali” umani, vivono nella società ai limiti delle regole, con una propria gerarchia, propri leaders, propri ritrovi, e lottano per la sopravvivenza. Non è stata una scelta consapevole, ma libro dopo libro Anita si trova a essere attratta, e ad attrarre, personaggi che sono “diversi”, che non hanno le stesse chances degli altri semplicemente perché sono come sono.
Se penso a quando ero bambina, mi rendo conto che per me è sempre stato molto importante essere “giusta”. La vita è ingiusta, lo so, ma c’è una piccola parte di me, la parte infantile, che vorrebbe che la vita fosse giusta. Vorrei che la gente si guardasse intorno con occhi diversi, che capisse che le persone che sembrano mostri in realtà non lo sono, e che le persone che sembrano normali a volte sono i veri mostri. Non si può dire, solo dall’aspetto, chi è tuo amico e chi non lo è. Le persone tendono a giudicare dall’apparenza, ma l’apparenza ti dice poco o nulla di come una persona sia realmente.

AB - Quando scrivi?
LKH - Ogni giorno. Di solito inizio verso le nove e faccio la pausa pranzo intorno all’una; alcune volte a settimana faccio sollevamento pesi, poi continuo a lavorare fino alle cinque, quando mia figlia torna da scuola. Se ho una scadenza imminente lavoro anche la sera dopo cena, ma normalmente scrivo circa sei-otto ore al giorno.

AB - Dove scrivi?
LKH - Lavoro a casa: ho una stanza tutta per me, abbastanza isolata dal resto della casa, così gli altri possono fare ciò che vogliono senza disturbarmi. È una stanza abbastanza spoglia, perché come molti scrittori tendo a distrarmi. Le pareti sono celeste, perché il celeste aiuta la concentrazione, e ci sono post-it da tutte le parti. Organizzo i miei libri con i post-it: quando mi viene un’idea su un personaggio, la scrivo e la attacco al muro. Ho finito lo spazio disponibile sul muro, quindi sto cambiando ufficio, stiamo costruendo una stanza più grande. Il nuovo ufficio avrà più finestre, perché adoro la luce. Ho bisogno della luce per scrivere.
Però, stranamente, alcuni libri vengono meglio la notte, non so perché. Il libro che uscirà in Italia a marzo, The laughing corpse, l’ho scritto prevalentemente di notte, ed è un libro che ha spaventato anche me. Una notte, intorno alle tre, stavo scrivendo una scena nella quale Anita viene spaventata a morte da un mostro che cerca di sfondare la sua porta, e esattamente in quel momento un procione si è lanciato contro il vetro della finestra alle mie spalle, con un tonfo tremendo. Ho urlato così forte che mio marito si è svegliato. Ero terrorizzata.

AB - Ho visto che hai un sito web molto curato e scrivi anche un blog. Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?
LKH - Internet, come tutte le tecnologie, ha i suoi lati buoni e i suoi lati cattivi.
Una delle cose positive è il rapporto con i fan. Il motivo per cui sono in Italia è che i fan italiani ci hanno contattati tramite il sito, noi abbiamo detto loro di parlare con la casa editrice e loro lo hanno fatto! Così l’editore mi ha invitata.
Il lato negativo è che i pettegolezzi su internet si diffondono in maniera assolutamente incontrollata. Per un certo periodo – e ho quasi timore a parlarne, per paura che la notizia si diffonda nuovamente – si diceva che io abitassi in un maniero oscuro, su una collina, e che avessi una prigione sotterranea nella quale si trovavano alcuni uomini in stato di schiavitù, i miei sex slaves, e la gente per un periodo ci ha realmente creduto. E ovviamente non è vero, assolutamente! Ho dovuto dichiarare ufficialmente che non vivo in una casa con un esercito di sex slaves.
Tra i miei fan, alcuni vorrebbero che io fossi “strana”; altri vorrebbero che fossi assolutamente normale pur scrivendo libri strani; la maggior parte, comunque, mi chiede semplicemente di scrivere di più.
Per quanto riguarda il sito web, all’inizio era il sito del fan club. La mia assistente, Darla, era la presidentessa del fan club, ed è così che ci siamo conosciute e siamo diventate amiche. Quando ho capito che lei dedicava tantissimo tempo al sito, in particolare alla parte del merchandising, le ho proposto di lavorare per me. All’inizio lei non voleva, temeva che il rapporto di lavoro rovinasse l’amicizia, ma ora lavora con noi da circa 4 anni. Senza di lei, il sito web non esisterebbe. Darla ha una laurea in informatica, così come Jonathan, e loro due si occupano del lato tecnologico, perché io sono tecnofoba. Non ho fiducia nei computer perché non capisco come funzionano. Per me i computer sono magia. Premi un tasto e appare una lettera: per quel che ne so io, potrebbero esserci dei piccoli Gremlins dentro che fanno la magia. Ogni volta che mi cambiano il programma su cui scrivo non riesco a scrivere per alcuni giorni. Divento molto ansiosa. Uso software obsoleti fino a quando Jonathan non mi prega di sostituirli perché non sono più supportati, ma se fosse per me non dovrebbero mai cambiare.
Capisco che al tecnologia è importante, ed è per questo che ci sono degli esperti che lavorano per me in questo campo. Adoro che i fan possano stare in contatto con me e tra loro attraverso internet; ma la tecnologia mi rende nervosa e ansiosa.

(Nd.r.: oggi Laurell indossa una delle magliette che adora, quella con il paradosso del gatto di Schroedinger).

AB - Hai un gesto scaramantico quando scrivi?
LKH - Bevo tè, con molto latte e zucchero, praticamente in continuazione. Se non bevo tè, bevo acqua. Ho un’amica, un’insegnante, che dice che ci sono 47 modi di apprendere, e io sono una “consumer learner”, che vuol dire che imparo meglio se consumo qualcosa – non cibo, ma bevande.

AB - Non fumi, vero?
LKH - No.
Jonathon - Mi ha fatto smettere. Mi ha detto: o smetti di fumare, o smettiamo di vederci. Non fumo da cinque anni. (N.d.r.: sembra comunque molto felice del sacrificio. I due sono decisamente una coppia felice).
LKH - Inoltre mentre scrivo ascolto musica. Sempre. Scelgo un paio di album per ogni libro, uno per le prime 400 pagine, uno per il resto. Ascolto diversi tipi di musica, a seconda del libro che sto scrivendo. Il libro che ho finito è stato scritto sulle note di Audioslave e Nickelback. Ho scritto libri sulla musica di Sheryl Crow, Depeche Mode, Evanescence, U2, Sting, Breaking Benjamin... Nei momenti in cui ho qualche difficoltà ascolto un musical. Nello scorso libro era My fair lady. Quando va veramente male, ascolto le canzoni di Natale. Tutti, in casa, sanno che se dalla porta della mia stanza si sente musica di Natale, e siamo a metà luglio, allora sono in grossa crisi.

AB - Che tipo di lettore sei?
LKH - Non ho più tanto tempo per leggere, e non riesco a leggere ciò che scrivono gli altri autori che fanno il mio stesso genere. Uno dei motivi per cui è nata Anita è che nessuno scriveva ciò che a me sarebbe piaciuto leggere. In generale però non voglio leggere libri dello stesso genere che scrivo. Leggo molti cozy mysteries (quelli nei quali l’investigatore non è un professionista, n.d.r.), historical mysteries, cose molto leggere: sono libri nei quali non importa quanta gente muore, sono comunque divertenti. Mi rilassano.

AB - Sul tuo sito web c’è una lista di film che ti piacciono, tutti con i vampiri. È vero che ti piace questo genere?
LKH - Vero. Però mi piacciono anche le commedie romantiche: Il padre della sposa, ad esempio. E i gialli: Jane Marple, Hercule Poirot, L’ispettore Barnaby (una serie tratta dalle storie di Caroline Graham).

AB - Come ti rilassi?
LKH - Leggo, gioco con i cani (ne abbiamo due), sto con mia figlia e con mio marito, esco con i miei amici... quando avevo più tempo mi piaceva fare giardinaggio, dovrei ricominciare. Occasionalmente mi piace stare da sola, anche se non mi capita spesso.

AB - Progetti per il futuro?
LKH - Ho appena terminato il tredicesimo libro di Anita, devo ancora fare le correzioni e ci vorrà un po’, visto che è il più lungo che abbia mai scritto. Il manoscritto che ho inviato all’editore pesa cinque chili e mezzo. Poi scriverò un nuovo libro della serie Merry Gentry, con la fata detective, quindi ne farò un altro con Anita.

AB - Quanti libri hai programmato con Anita?
LKH - Ho scritto per più di dieci anni su Anita, le sono affezionata. A ogni nuovo libro ci sono dei cambiamenti in lei, in Jean-Claude, in Richard, nel loro mondo... Fino a quando avrò da imparare, fino a quando i miei personaggi continueranno a stupirmi, continuerò a scrivere su di loro.

http://angolonero.blogosfere.it/2005/11/intervista-a-la.html
 
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_.:NoEl:._
view post Posted on 22/3/2009, 16:46




CITAZIONE
AB - A dire il vero, io tifo per Richard.
LKH - Anch’io. Mentre scrivevo The circus of the damned, ho capito che Jean-Claude stava diventando un problema. Quando ho iniziato a scrivere Il ballo della morte, Richard doveva essere la soluzione. Avevo programmato che Anita si innamorasse di Richard e che lo sposasse, e più lavoravo in questa direzione, meno funzionava. Anita semplicemente si rifiutava. È come quando tua madre sceglie il tuo fidanzato o le tue amiche organizzano un appuntamento al buio con qualcuno che secondo loro è ideale per te: Anita non era interessata a Richard. In questo libro Richard sceglie di mostrare ad Anita il suo lato peggiore. Richard non ama il mostro dentro di sé, e si chiede come possa amarlo Anita, quindi fa di tutto per farla disamorare. E tu capisci che è un problema, quando il posto più sicuro in cui puoi rifugiarti è la casa di Jean-Claude il vampiro...

Avevi ragione *-*
*ha letto tutta l'intervista, ma l'unica cosa che le interessava era questa xD*

CITAZIONE
AB - Quanti libri hai programmato con Anita?
LKH - Ho scritto per più di dieci anni su Anita, le sono affezionata. A ogni nuovo libro ci sono dei cambiamenti in lei, in Jean-Claude, in Richard, nel loro mondo... Fino a quando avrò da imparare, fino a quando i miei personaggi continueranno a stupirmi, continuerò a scrivere su di loro.

Questa cosa è preoccupante o.o
 
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Anita Blake;
view post Posted on 22/3/2009, 17:27




Ahahah xD Continuerà all'infinito xD
 
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_.:NoEl:._
view post Posted on 22/3/2009, 18:36




Oddio, nooooo!! xD
 
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3 replies since 22/3/2009, 16:22   74 views
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